La pianificazione dell’export compliance verso mercati ad alto potenziale per il Made in Italy

11 Aprile 2025

Introduzione

Il nuovo Piano d’Azione per l’Export Italiano, presentato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, aiuta le imprese italiane a valutare nuovi mercati di destinazione, per mitigare gli effetti dei dazi imposti dagli Stati Uniti e cogliere nuove opportunità commerciali in Paesi ad alto potenziale.

Per poter pianificare correttamente l’ingresso in nuovi mercati, è opportuno però che le imprese svolgano un’attenta attività di compliance.

Il Piano d’Azione per l’Export Italiano

Con la recente presentazione del Piano d’Azione per l’Export Italiano da parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, le imprese italiane possono valutare nuovi mercati di destinazione, per mitigare gli effetti dei dazi imposti dagli Stati Uniti e cogliere nuove opportunità commerciali in paesi ad alto potenziale.

 

Il Piano punta a dare ulteriore impulso alle esportazioni italiane, in particolare dei settori di punta del Made in Italy in economie caratterizzate da alti tassi di crescita. I Paesi emergenti più promettenti in tale chiave sono: India; Messico; Brasile (più in generale, Mercosur e America Latina); Turchia; EAU ed Arabia Saudita (più in generale i Paesi del Golfo); Paesi ASEAN (in particolare Thailandia, Vietnam, Indonesia e Filippine); taluni Paesi dell’Africa (in particolare Sudafrica e Algeria), Balcani Occidentali (in particolare Serbia) e Asia Centrale.

Il ruolo strategico dell’export compliance

Per poter pianificare correttamente l’ingresso in nuovi mercati è necessario che le imprese svolgano un’attenta attività di compliance. Se fino a qualche anno fa era vissuta come un cavillo burocratico, oggi, in un contesto di rischio geopolitico e di incremento di barriere commerciali e protezionismi, l’export compliance svolge un ruolo strategico. Da un lato permette alle aziende di evitare violazioni delle normative, sanzioni, blocchi in dogana della merce e danni reputazionali, dall’altro consente di organizzare processi interni per cogliere le opportunità commerciali in nuovi mercati e migliorare le performance dell’internazionalizzazione. Il tutto garantendo un vantaggio competitivo rispetto a chi non è compliant.

La compliance doganale

In tale ottica, si tratta anzitutto di capire se esistono accordi di libero scambio tra l’UE e il paese d’interesse, al fine di poter godere di un trattamento daziario agevolato o di tariffe pari a zero. Di conseguenza occorre attribuire il corretto codice doganale dei prodotti da movimentare, per verificare il dazio applicabile, determinare l’origine della merce e identificare eventuali barriere non tariffarie. Altro aspetto da considerare è la scelta della resa Incoterms più appropriata, ricordando che in tale contesto di incertezza geopolitico la resa EXW – sebbene ancora diffusa tra gli esportatori italiani – espone l’azienda a rischi e alla perdita del controllo sulla supply chain verso il mercato di destinazione. A ciò si aggiunge la necessità di gestire in modo efficace ed efficiente i processi e i documenti di export che vanno dalla fattura alla dogana.

Export controls e know your customer

Rispetto a determinati paesi a maggior rischio, strettamente correlata alla compliance doganale si pone la necessità di strutturare presidi di export controls. Questo significa svolgere attente verifiche per capire se i prodotti sono sottoposti a restrizioni – e dove non vigono divieti richiedere le necessarie autorizzazioni – oppure sono di libera esportazione. Oltre all’analisi sui prodotti occorre svolgere verifiche sulle controparti contrattuali, per accertarsi che non si trovino nelle blacklist internazionali e non sia quindi vietato intrattenere con loro rapporti commerciali. Tali attività pongono l’impresa al riparo dal rischio di incorrere in sanzioni, che a seconda dei casi possono essere di carattere amministrativo o penale.

Conoscere i requisiti per l’immissione in consumo del prodotto nel mercato d’interesse

Altro elemento strategico in termini di compliance per pianificare una strategia d’internazionalizzazione è rappresentato dalla conoscenza dei requisiti di conformità, sicurezza ed etichettatura dei prodotti vigenti nei mercati di destinazione. Questa tipologia di requisiti, unita ai requisiti di sostenibilità, è prevista in molti mercati extra Ue e interessano categorie merceologiche trasversali. Aver ben chiari i requisiti di conformità regolatoria, programmare processi industriali e organizzativi finalizzati al loro rispetto permette all’azienda di evitare violazione delle normative locali e blocchi in dogana della merce.

Le soluzioni di ZPC per l’export compliance

ZPC aiuta le imprese a gestire e strutturare processi interni trasversali di export compliance, coprendo a 360° gli ambiti in cui un’azienda deve intervenire per rispettare le normative internazionale e sfruttare le diverse opportunità nei mercati internazionali. Attraverso un approccio pratico-operativo e personalizzato sulle esigenze delle aziende, le aree in cui assistiamo i nostri clienti riguardano:

 

  • processi doganali (classificazione doganale, verifica dei dazi applicabili, determinazione delle regole di origine preferenziale e non preferenziale, applicazione di accordi di libero scambio, procedure per certificazione AEO, esportatore autorizzato, CBAM, deforestazione)

 

  • export controls (analisi rischio sanzionatorio Paese, verifiche soggettive su controparti contrattuali, verifiche oggettive su prodotti dual use e country restrictions, gestione autorizzazioni dual use e materiali di armamento, Internal Compliance Program)

 

  • trade compliance (procedure di conformità e sicurezza dei prodotti, requisiti di etichettatura per singolo mercato e per mercati multipli, etichettatura e informazioni al consumatore, sostenibilità, etichettatura ambientale degli imballaggi, mappatura sistemi EPR).