Il Piano d’Azione per l’Export Italiano
Con la recente presentazione del Piano d’Azione per l’Export Italiano da parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, le imprese italiane possono valutare nuovi mercati di destinazione, per mitigare gli effetti dei dazi imposti dagli Stati Uniti e cogliere nuove opportunità commerciali in paesi ad alto potenziale.
Il Piano punta a dare ulteriore impulso alle esportazioni italiane, in particolare dei settori di punta del Made in Italy in economie caratterizzate da alti tassi di crescita. I Paesi emergenti più promettenti in tale chiave sono: India; Messico; Brasile (più in generale, Mercosur e America Latina); Turchia; EAU ed Arabia Saudita (più in generale i Paesi del Golfo); Paesi ASEAN (in particolare Thailandia, Vietnam, Indonesia e Filippine); taluni Paesi dell’Africa (in particolare Sudafrica e Algeria), Balcani Occidentali (in particolare Serbia) e Asia Centrale.
Il ruolo strategico dell’export compliance
Per poter pianificare correttamente l’ingresso in nuovi mercati è necessario che le imprese svolgano un’attenta attività di compliance. Se fino a qualche anno fa era vissuta come un cavillo burocratico, oggi, in un contesto di rischio geopolitico e di incremento di barriere commerciali e protezionismi, l’export compliance svolge un ruolo strategico. Da un lato permette alle aziende di evitare violazioni delle normative, sanzioni, blocchi in dogana della merce e danni reputazionali, dall’altro consente di organizzare processi interni per cogliere le opportunità commerciali in nuovi mercati e migliorare le performance dell’internazionalizzazione. Il tutto garantendo un vantaggio competitivo rispetto a chi non è compliant.
La compliance doganale
In tale ottica, si tratta anzitutto di capire se esistono accordi di libero scambio tra l’UE e il paese d’interesse, al fine di poter godere di un trattamento daziario agevolato o di tariffe pari a zero. Di conseguenza occorre attribuire il corretto codice doganale dei prodotti da movimentare, per verificare il dazio applicabile, determinare l’origine della merce e identificare eventuali barriere non tariffarie. Altro aspetto da considerare è la scelta della resa Incoterms più appropriata, ricordando che in tale contesto di incertezza geopolitico la resa EXW – sebbene ancora diffusa tra gli esportatori italiani – espone l’azienda a rischi e alla perdita del controllo sulla supply chain verso il mercato di destinazione. A ciò si aggiunge la necessità di gestire in modo efficace ed efficiente i processi e i documenti di export che vanno dalla fattura alla dogana.
Export controls e know your customer
Rispetto a determinati paesi a maggior rischio, strettamente correlata alla compliance doganale si pone la necessità di strutturare presidi di export controls. Questo significa svolgere attente verifiche per capire se i prodotti sono sottoposti a restrizioni – e dove non vigono divieti richiedere le necessarie autorizzazioni – oppure sono di libera esportazione. Oltre all’analisi sui prodotti occorre svolgere verifiche sulle controparti contrattuali, per accertarsi che non si trovino nelle blacklist internazionali e non sia quindi vietato intrattenere con loro rapporti commerciali. Tali attività pongono l’impresa al riparo dal rischio di incorrere in sanzioni, che a seconda dei casi possono essere di carattere amministrativo o penale.
Conoscere i requisiti per l’immissione in consumo del prodotto nel mercato d’interesse
Altro elemento strategico in termini di compliance per pianificare una strategia d’internazionalizzazione è rappresentato dalla conoscenza dei requisiti di conformità, sicurezza ed etichettatura dei prodotti vigenti nei mercati di destinazione. Questa tipologia di requisiti, unita ai requisiti di sostenibilità, è prevista in molti mercati extra Ue e interessano categorie merceologiche trasversali. Aver ben chiari i requisiti di conformità regolatoria, programmare processi industriali e organizzativi finalizzati al loro rispetto permette all’azienda di evitare violazione delle normative locali e blocchi in dogana della merce.
Le soluzioni di ZPC per l’export compliance
ZPC aiuta le imprese a gestire e strutturare processi interni trasversali di export compliance, coprendo a 360° gli ambiti in cui un’azienda deve intervenire per rispettare le normative internazionale e sfruttare le diverse opportunità nei mercati internazionali. Attraverso un approccio pratico-operativo e personalizzato sulle esigenze delle aziende, le aree in cui assistiamo i nostri clienti riguardano:
- processi doganali (classificazione doganale, verifica dei dazi applicabili, determinazione delle regole di origine preferenziale e non preferenziale, applicazione di accordi di libero scambio, procedure per certificazione AEO, esportatore autorizzato, CBAM, deforestazione)
- export controls (analisi rischio sanzionatorio Paese, verifiche soggettive su controparti contrattuali, verifiche oggettive su prodotti dual use e country restrictions, gestione autorizzazioni dual use e materiali di armamento, Internal Compliance Program)
- trade compliance (procedure di conformità e sicurezza dei prodotti, requisiti di etichettatura per singolo mercato e per mercati multipli, etichettatura e informazioni al consumatore, sostenibilità, etichettatura ambientale degli imballaggi, mappatura sistemi EPR).